Chat with us, powered by LiveChatDestinazione Umana: quando camminare diventa una rivoluzione silenziosa

Destinazione Umana: quando camminare diventa una rivoluzione silenziosa

Ogni passo è una storia. Ogni sentiero un viaggio dentro e fuori di sé. Destinazione Umana non è solo un tour operator, è un movimento che racconta la libertà femminile attraverso il gesto più antico del mondo: camminare. Scrollarsi di dosso le aspettative, i ruoli, le etichette. Di lasciare a casa quel "carico mentale" che ogni giorno vi opprime. Di respirare aria nuova, letteralmente e metaforicamente. Questo è il cuore pulsante dei viaggi organizzati dal tour operator Destinazione Umana: un'esperienza che va molto oltre il semplice turismo. È un atto di ribellione dolce, un cammino che si fa liberazione.

La rivoluzione parte dai piedi

Destinazione Umana organizza viaggi a piedi dedicati alle donne, esperienze ispirazionali che permettono di riscoprire sé stesse attraverso il movimento e la natura. Il walking tourism al femminile è ormai molto più di una tendenza. È un atto di empowerment, una dichiarazione di indipendenza che attraversa generazioni e confini. Donne di ogni età, stanno scoprendo il potere trasformativo di un viaggio fatto solo per sé stesse. Camminare diventa un atto di coraggio. Un modo per esplorare non solo paesaggi, ma anche i propri limiti interiori. Un modo per costruire legami profondi con altre donne, creare una sorellanza che va oltre i cammini. Ed è proprio qui che avviene la vera trasformazione: quando una donna si prende lo spazio e il tempo per sé, senza dover giustificare la propria assenza, senza dover pianificare e prendersi cura di qualcun altro.

Il carico mentale e il potere dell’outdoor

Il carico mentale è quel peso invisibile che molte donne portano ogni giorno. È la lista infinita di cose da ricordare, da organizzare, da incastrare. È l'equilibrio precario tra lavoro, casa, famiglia, relazioni. Camminare diventa allora un atto rivoluzionario, perché spezza questa catena. Nella natura, il tempo si dilata, le priorità si ridisegnano. I pensieri trovano spazio per riordinarsi senza forzature. La scienza ha già dimostrato che l’outdoor riduce i livelli di stress, migliora l’umore e aumenta la capacità di concentrazione. Ma chi parte per un viaggio con Destinazione Umana sa che i benefici vanno oltre: è un risveglio interiore, un ritorno a sé.

Natura, libertà, autodeterminazione

La natura diventa qui metafora e strumento di crescita personale. Ogni sentiero è un'opportunità per riconnettersi con sé stesse, per ascoltare il proprio ritmo, per rallentare in un mondo che corre troppo veloce. I viaggi di Destinazione Umana non sono semplici tour. Sono percorsi di trasformazione dove le paure vengono affrontate, dove la fiducia in sé stesse si costruisce passo dopo passo, dove la leggerezza diventa una scelta consapevole. E dove la condivisione con altre donne crea un’energia potente, capace di rompere schemi interiori e sociali. Per comprendere più a fondo questa filosofia di viaggio, abbiamo incontrato Silvia Salmeri, la donna che ha trasformato un'idea in un movimento, fondatrice di Destinazione Umana.


L’imprenditoria femminile è ancora oggi un terreno pieno di ostacoli, specialmente in settori innovativi come quello del turismo esperienziale. Qual è stata la tua più grande difficoltà nel far decollare Destinazione Umana? E quale, invece, la forza che ti ha sostenuta?

La più grande difficoltà sono i soldi. C’è ancora un grande tabù intorno a questo tema, ma la realtà è che se non parti con le spalle coperte l’impresa è dura e richiede molti, molti sacrifici e dedizione. Se poi ci aggiungi che quando ho fondato la società non avevo 30 anni, puoi facilmente immaginare i pregiudizi che ho affrontato. Oggi, alla soglia dei 40 anni, ho ormai acquisito una consapevolezza sui miei punti di forza che mi pare di avere scalato l’Everest e tutto sembra più semplice. Ma non è sempre stato così. L’Italia è tendenzialmente un paese vecchio e conservatore, che ha poca fiducia nell’imprenditoria giovanile, specie se innovativa e specie se guidata da donne. La forza che mi ha sostenuta, invece, sono sempre state le persone che, insieme a me, hanno creduto in questo progetto. Per crescere un figlio ci vuole un villaggio, ma anche per fare impresa!

Se potessi tornare indietro nel tempo e dare un consiglio alla Silvia che stava per lanciarsi in questa avventura, quale sarebbe?

Riguarda sempre i soldi. Da giovane sei mosso da una passione viscerale e tendi a sottovalutare molti aspetti. Da un lato è giusto non valutare al millesimo i rischi, altrimenti non partiresti mai. Dall’altra, un po’ di prudenza in più non avrebbe fatto male. Io mi sono decisa a fare un business plan serio solo un paio di anni fa. Non mi vergogno a dirlo perché so che tanti commettono questo errore, che non ripeterei.

Destinazione Umana organizza viaggi a piedi dedicati alle donne. Quali benefici specifici hai osservato nelle partecipanti durante questi cammini al femminile?

Ti rispondo incollando le parole di una viaggiatrice che ha già fatto diverse esperienze con noi e ha lasciato questa recensione qualche giorno fa: “Mi ripeterò ma i viaggi di Destinazione Umana sono le mie occasioni per lasciare a casa il carico mentale e mettere un freno ai pensieri che corrono tutto il giorno nella mia mente.” Sicuramente tra i benefici noto: leggerezza, spensieratezza, abbandono della performance, fiducia in se stesse per aver affrontato una sfida: partire da sole, mettersi in gioco con nuove compagne di viaggio, terminare il cammino.

Oggi invece sempre più donne scelgono il viaggio come strumento di trasformazione. Quali sono le rivoluzioni silenziose che hai visto nascere nei cammini al femminile?

La trasformazione più bella, a mio parere, è quella di conoscere i loro timori prima di partire e poi vedere che non si fermano più. Mi contattano tante donne che magari ci seguono anche da tempo ma non hanno il coraggio di fare il primo passo. Orami ho capito che hanno solo bisogno di una parola di incoraggiamento, di capire che si trovano in un luogo sicuro e accogliente e poi si lanciano. E da quel momento, vederle tornare entusiaste ma anche sapere che hanno fatto esperienze da sole o stretto amicizie con altre compagne di viaggio per me è sempre la soddisfazione maggiore.

Come selezioni le destinazioni e le esperienze da proporre alle viaggiatrici, e quali criteri utilizzi per assicurarti che siano in linea con i valori di Destinazione Umana?

Le destinazioni devono essere principalmente Umane. Quindi guide e host vengono selezionati più per le loro soft skills che per cv mirabolanti. A volte facciamo scouting noi, altre sono loro che si candidano. In ogni caso facciamo un colloquio conoscitivo durante il quale capisco se siamo allineati sugli stessi valori. Laddove possibile testiamo anche le esperienze e poi si parte. 

Hai notato cambiamenti nell'approccio delle donne al viaggio e all'esplorazione personale negli ultimi anni? Se sì, quali?

Sì, c’è decisamente un aumento del desiderio di partire da sole. Anche tra donne over 60, che spesso sono alla loro prima esperienza di questo tipo. Cresce la voglia di mettersi in gioco, di creare legami di sorellanza con altre donne, di prendersi uno spazio solo per sé e di stare in mezzo alla natura facendo una delle attività più naturali per l’essere umano ma incredibilmente trascurata negli ultimi decenni: camminare.

Qual è il feedback più memorabile che hai ricevuto da una partecipante ai vostri viaggi, e come ti ha influenzato personalmente?

“Destinazione Umana è la mia SPA dell’anima.” Ci ha scritto così una viaggiatrice di ritorno da una delle varie esperienze che fatte con noi. Mi piace pensare che i nostri viaggi ispirazionali contribuiscano a rendere il mondo un pochino migliore, una donna alla volta.

Camminare per ritrovarsi, condividere per ispirarsi

I cammini di Destinazione Umana ci ricordano che il viaggio non è solo una destinazione, ma un modo di riscoprire sé stesse, lasciando alle spalle il carico mentale per abbracciare la libertà del movimento. Un passo dopo l’altro, le donne che intraprendono questi percorsi non solo esplorano paesaggi straordinari, ma riscoprono la propria forza interiore, supportandosi a vicenda in un’esperienza che va ben oltre il semplice turismo. E proprio la condivisione è il cuore di un altro modo di viaggiare più autentico e umano: quello che Garden Sharing promuove attraverso la sua rete di host e spazi all’aria aperta. Perché la rivoluzione del viaggio passa anche dalla scelta di accogliere e farsi accogliere, di creare legami con il territorio e le persone che lo abitano. Che sia lungo un sentiero immerso nella natura o in un giardino condiviso, il viaggio diventa un’occasione per sentirsi davvero libere di essere sé stesse.